NUOTO MASTER: TUTTO IL CL’ORO DI ELENA PICCARDO

Roma, 28 settembre 2022. Trasforma il cloro in oro: è il talento di Elena Piccardo, regina Mida dell’acqua, campionessa ranista del nuoto master che esce dalla piscina olimpica dello Stadio del Nuoto con due ori individuali dal Colosseo intarsiato, un oro in staffetta femminile oltre a un bronzo in staffetta mista, coronamento dei suoi Europei di Nuoto Master ROMA 2022. Quindi vola a Barcellona il 24 settembre e conquista l’unica coppa a disposizione come Campiona Master (in catalano) per i 1.000 metri stile libero in acque libere nella 94esima Travesía en el Puerto de Barcelona del CNAB, arrivando prima tra 44 donne, e addirittura quarta tra 81 uomini, nel weekend in cui la città di Roma è l’invitata speciale dell’Ayuntamiento della prima città catalana, rappresentata dal sindaco Ada Colau, nelle feste patronali della Mercè 2022: a Cesare quel che è di Cesare, e ad Elena quel che è di Elena.

Ancora vestita in costume Arena, commenta: “Non sono un’agonista, è nuoto master”. Un confronto, allora, tra agonismo e master, per comprenderne le differenze e per dare a Elena quel che è di Elena. È nuoto sic et simpliciter, è acqua, ma tra i due corre la stessa differenza che corre tra ultraleggeri e aviazione generale: si vola comunque, è aria, ma con regole e dedizione diverse. Il master è un nuoto che si pratica dai 25 fino ai 100 (e passa) anni, regolamentato a seguito dei movimenti anni Sessanta che negli USA condussero, nel 1971, alla fondazione della U.S. Masters Swimming, quindi il tuffo in Europa, da Regno Unito, Germania, Ungheria, Svezia, infine Italia, nel 1983 con la FIN – Federazione Italiana Nuoto.

La differenza è nella forma mentis, nella motivazione al nuoto, nella scelta di una vita che non sia agonistica ma che contempli comunque uno sport vissuto con rigore e forgiatura, dove a 95 anni si può ancora battere propri e altrui record e gareggiare nelle grandi arene blu. Dove, in pratica, non si perde mai. In Spagna (dove la Piccardo a luglio si era già aggiudicata il Trofeo come prima assoluta sui 1.500 metri nuotati nelle acque graditane del Puerto de Santa Maria), quando si fa riferimento ad “agonismo” si intende solo “agonia” e, in effetti, è questa la differenza con il master: in quest’ultimo, si è “amatori professionali”, e si soffre meno. Se si vuole tradurre in spagnolo il termine “agonismo”, si deve parlare di “deporte de competición”. Nello sforzo traduttivo la differenza è meno marcata: si compete anche nel master.

 ph Fausto Michele

Non dovrebbero essere necessari confronti col nuoto dei professionisti, alcuni dei quali pure, al termine della loro carriera, si tuffano master e proseguono in questo mondo avatar di cloro e acque libere. Non sono operabili: sarebbe come comparare su due tabelle Excel il mare e la montagna, la filosofia e la matematica, una balena con un coleottero, “facciamo figli” oppure “viaggiamo”, l’elicottero versus l’aliante, la motivazione intrinseca o lo sponsor. Ma comunque, e sempre, la passione e la passione; l’amore da un lato, l’amore dall’altro: ecco dove Excel potrebbe eccellere nella comparazione e dare un risultato di 1:1. Così Elena Piccardo – lei e il suo immenso esercito mondiale di master dai 25 ai 100 anni – non va messa a confronto con i tempi dei grandi: vietato. Con l’amore per il nuoto, sì.

Ma un dubbio amletico da risolvere: comprendere perché i master vanno d’accordo con gli agonisti e gli agonisti non amano i master, ed ecco alcuni di quei confronti che Excel si rifiuta di effettuare e che richiede, così, uno sforzo da quaderno a quadretti, gli appunti su uno a righe. Nel primo, i calcoli fatti a mano; nel secondo, la traduzione delle risposte ipotizzate dalla mente.

Prima la valutazione (i quadretti) delle bracciate breaststroke della Piccardo, il suo Pentathlon giovanile, pochi anni di promettente agonismo, poi un incidente adolescenziale e lo stop – tutto il resto è pura congettura. Quindi il 2012, 26 anni e l’inizio Master in M25: subito il suo primo record italiano nei 200 rana (vasca da 25 metri) per poi, ex abruptoa 29 anni (2014), rompere con un crono di 1:14.47 il primato 100 rana più antico della storia Master italiana, un geroglifico (1:14.70) fissato nel 1989 dall’agonista (allora venticinquenne) Sabrina Seminatore la quale, prima del record, era passata per le Olimpiadi di Mosca 1980, i Giochi del Mediterraneo di Casablanca 1983 (due ori) e quelli di Spalato 1979 (un argento). I giornali di settore titolano: “Piccardo riscrive la storia Master”, e lei, solo un giorno dopo, lima il suo stesso record 200 rana dell’anno prima e, in vasca lunga, fa proprio anche il record 200 appartenuto per 10 anni a Barbara Arrigo, nuotatrice convocata dalla Nazionale nel 1995.

Nel 2015 la ranista romana si allontana gradualmente dalla piscina, a settembre 2017 nasce sua figlia e a dicembre torna in acqua, categoria M30: a 9 mesi dal parto sigla a Palermo il record italiano dei 100 rana in vasca lunga, e agli Europei di Kranj (Slovenia) conquista 3 bronzi (due individuali nei 100 e 200 rana) e un argento in staffetta, aggiudicandosi così le accuse infondate di doping. Nel 2019 realizza i migliori crono mondiali e personali per gli M30 in vasca lunga e corta, un attimo prima che il Covid blocchi il mondo.

Nonostante il fermo, nel 2021 – trentaseienne catapultata in categoria M35 – la Piccardo accorcia da 1:16.09 a 1:15.08 il record 100 rana master del suo stesso idolo Roberta Crescentini, atleta della Nazionale italiana di rilievo assoluto e master, sesta ai Mondiali di Fukuoka 2001 e detentrice pluriennale dei primati dell’agonismo e del master rana nei 50 e 100 metri. Zoom ad aprire: il record mondiale agonistico nei 100 rana, il più veloce ad oggi – fissato a Budapest 2017 dalla ventenne Lilly King – è di 1:04.13, ma per Piccardo “11 secondi sono una vita”. Vero, verissimo; come una vita sono anche i 9 anni di differenza tra le due, nell’età (36 e 20 al momento dei due record) e nella differenza del vissuto tra master e agonismo.

Contestualizzando ancora. Nuoto maschile, agonismo: il primo detentore del record mondiale nei 100 della “nuova rana” (quando fu separata dallo stile della farfalla, e il cambio di regole impiegò alcuni anni a stabilizzare i ranisti), fu il cecoslovacco Viteslav Svozil, che nel 1957 siglò un tempo simile a quello della Piccardo (1:12.7); ci vollero 44 anni (2001) perché un altro uomo (il russo Roman Sludnov) abbattesse il muro del minuto nel 100. Nuoto femminile, agonismo: Karin Beyer (1958) siglava nei 100 un crono di 1:20.3, e per arrivare ai tempi master della trentaseienne Elena Piccardo l’agonismo femminile dal nuovo regolamento avrebbe dovuto attendere il 1967 della sedicenne Catie Ball.

Via via la “nuova rana” prende piede gracidando sempre più velocemente fino agli imbattuti tempi della King, mentre la Piccardo cresce, vive una vita non agonistica, arriva ai 37 anni negli ultimi 5 accompagnata da una figlia, e ripete: È master, non vale”. Intanto, appena uscita dalle Olimpiadi di Tokyo 2021, la ventiquattrenne Tatiana Schoenmaker spinge il record del mondo nei 200 rana a 2:18.95 e, di qua, nelle vasche master, la trentaquattrenne Piccardo nuota i 200 in 2:40.7 con record italiano in categoria M30 nei Campionati di Riccione: 22 secondi (circa) sono una vita. In quei 22 e passa secondi Elena, nel frattempo, ha partorito una figlia, ha lavorato senza sosta, ha preso una prima laurea in Lettere e si è iscritta alla seconda, Scienze Motorie, ha conseguito i brevetti per il salvataggio, è istruttrice di nuoto, ha corso in lungo per vasche da 50 e 25, in largo per acque libere vincendo per sé e per la sua squadra Roma Nuoto Master.

2022, un anno natatorio e totalmente piccardiano.

  • 8 maggio, San Marino: è record mondiale in staffetta 4×100 mista-misti, in ordine di tuffo Emanuele Rezzonico (dorso), Elena Piccardo (rana), Federico Filosi (butterfly) e Michela Armini (stile libero), con il tempo di 4.15.05 contro il precedente primato di 4.16.13 della squadra russa Tsunami Nizhniy Novgorod. E, per la Roma Nuoto Master che i nuovi campioni mondiali rappresentano, il 15° Trofeo Master Nuoto di San Marino.

  • Campionati Italiani Master della Federnuoto, Riccione (giugno-luglio 2022): Piccardo consegue due nuovi record italiani nei 100 e 200 metri (che si strappa da sola), 5 medaglie d’oro, una d’argento (in staffetta mista), il trofeo come migliore nuotatrice master dell’anno in M35, e due coppe alla squadra allenata da Francesco Viola, prima in Italia per i suoi ranisti e campione tra le società di nuoto Master per il terzo anno consecutivo.

ph Tania Casucci

  • Il 30 luglio la vittoria assoluta in acque libere nella 1.500 metri del Puerto de Santa Maria (Cadice) con trofeo spagnolo “Brazadas Solidarias” alla “ganadora italiana” (che arriva a riva insieme ai tre vincitori maschili) e un intento solidale, la laurea in Infermeria per le donne dell’India rurale.

  • Campionati Europei di Nuoto Master della LEN, Roma 2022 (Stadio Olimpico del Nuoto), agosto/settembre 2022: quattro tuffi, quattro gare, quattro medaglie. Tuffo uno (30 agosto) e tuffo due (primo settembre): sua la doppietta, entrambi i titoli di campionessa europea 2022 nei 100 e 200 metri rana per la categoria M35. Tuffo tre (primo settembre), con Francesca Romana Veriani (dorso), Laura Aufiero (butterfly) e Michela Armini (stile libero): podio assoluto nelle staffette femminili 4×50. Tuffo quattro (3 settembre): l’Europeo di bronzo in staffetta mista 4×50 con il medesimo team “medley” detentore del record mondiale nella staffetta 4×100. “Alé Ella” – la incoraggia il Foro Italico – e lei dedica i due ori del primo settembre alla figlia Greta, che proprio quel giorno compie 5 anni: la vasca più imponente.

  • 94° Travessia nedant al Port de Barcelona, CNAB, 24 settembre 2022: prima tra le donne, quarta tra gli uomini, crono 12:16.2.

Resumen. Ad oggi, settembre 2022, Piccardo detiene i seguenti primati nelle categorie 30-34 anni e 35-39 anni:

CATEGORIA M30 – VASCA 25

  • 50 rana – 00:33.76 – 28 aprile 2019
  • 100 rana – 01:12.97  – 23 febbraio 2019
  • 200 rana – 02:37.04 – 10 febbraio 2019

CATEGORIA M30 – VASCA 50

  • 100 rana – 01:13.76 – 29 giugno 2019
  • 200 rana –  02:44.29 – 2 giugno 2019

CATEGORIA M35 – VASCA 25

  • 200 rana – 02:38.12 – 9 febbraio 2020

CATEGORIA M35 – VASCA 50

  • 100 rana – 01:15.08 – 3 luglio 2022
  • 200 rana –  02:44.72 – 30 giugno 2022

Dopo Roma 2022, la ranista prepara i Mondiali Master 2023 di Kiushu, in Giappone, e intanto cambia costume: indossa quello autunnale e, più avanti, si alleggerirà in primavera per la California. Qualche risposta in limine – nessuna definitiva, solo formulazioni (quaderno a righe) – al dubbio amletico “perché gli agonisti non amano i master?”: forse temono di invecchiare fino a 100 anni? Forse il tema dell’agonia? Forse perché, finita la vita di un nuotatore professionista, cominciano le responsabilità di una vita “normale”? Forse per la vexata scelta dei talk show e dei reality? Una certezza: l’acqua sarà sempre accogliente, con tutti, anche con chi non sa nuotare – figuriamoci con chi fa i record mondiali in via ufficiosa subito dopo aver accompagnato la figlia a scuola.

Romina Ciuffa

articolo pubblicato anche su SPECCHIO ECONOMICO https://www.specchioeconomico.com/sommario/articoli/5251-elena-piccardo-nuoto-master-cloro

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FIERACAVALLI, MARCO DI PAOLA: FISE, LO SPORT EQUESTRE È SENZ’ALTRO UNA DELLE RISORSE DA «CAVALCARE»

VIA COL VENETO – di ROMINA CIUFFA

L’arte equestre è il perfezionamento delle cose semplici (Nuno Oliveira, universalmente considerato l’ultimo dei grandi maestri dell’equitazione). Ed è anche una grande risorsa di ecosostenibilità ed educazione. Fieracavalli è l’evento di riferimento in Italia, ma per il mondo, e da ben 119 anni si tiene nella città scaligera: il binomio Verona-cavallo è un’identità culturale, storica ed economica con origini molto antiche. Difficile, se non addirittura impossibile, immaginare questa città senza i suoi cavalli, simbolo della sua essenza e della sua internazionalità. Da sempre punto di riferimento nell’allevamento e nella commercializzazione dei prodotti di allevamento equino, per questa zona geografica prima tappa storica fondamentale è il 1772, anno in cui Bibbiena progettò e seguì la costruzione del primo quartiere fieristico per cavalli, muli, asini e bardotti. Per più di 100 anni qui si svolsero concorsi ippici con relativo mercato dei migliori esemplari, fino ad arrivare alla fatidica tappa del 1898.

Quell’anno ebbe inizio la moderna storia fieristica scaligera: la prima edizione della Fiera dei Cavalli e dell’Agricoltura. Da semplice mercato equino ha subìto nel corso degli anni uno sviluppo esponenziale, diventando ufficialmente nel 1950 Fiera internazionale e affermandosi come manifestazione leader del panorama equestre mondiale. D’altro canto Verona, per collocazione geografica, si trova al centro degli assi commerciali portanti che collegano i grandi mercati europei ed è ancora oggi punto nevralgico di smistamento di merci e di persone. La presenza di questo importante appuntamento annuale ha influenzato profondamente la zona geografica di riferimento portando allo sviluppo di numerose piccole e medie imprese manifatturiere, nate inizialmente come supporto al mondo equestre e alle sue variegate attività. Fondamentale è l’abilità della manifestazione di mantenere vive le tradizioni nobili e antiche del cavallo, soprattutto a partire dal dopoguerra, momento in cui la notevole crescita economica ed agricola lo ha parzialmente emarginato dalla vita dell’uomo.

Fieracavalli è, oggi, un «catalizzatore d’interesse» per coloro che attraverso il cavallo si riconoscono in un nuovo modo di concepire la vita, legando insieme sport, arte, solidarietà, storia, tempo libero, turismo e avventura. Giunta a fine ottobre alla sua 119esima edizione, consolida il primato di manifestazione di riferimento in Europa per il settore equestre: superati anche quest’anno i 160 mila visitatori, arrivati a Verona in quattro giorni, e dall’estero il 16,5 per cento in rappresentanza di 63 Paesi. Duecento gli eventi che hanno animato i 12 padiglioni della fiera, tra gare sportive di altissimo livello come la Jumping Verona, competizioni morfologiche, discipline western, show e attività didattiche. La prossima edizione, la numero 120, è già stata fissata dal 25 al 28 ottobre 2018.

Del settore equestre parla uno dei suoi principali rappresentanti, Marco Di Paola, presidente della Fise, la Federazione Italiana Sport Equestri, fondata a Roma nel 1926.

Domanda. Fieracavalli 2017, un bilancio. Ed una previsione per il 2018, anno in cui compirà ben 120 anni. Cosa è accaduto in tutti questi anni? E soprattutto, cosa accadrà?
Risposta. Il bilancio non può che essere positivo. Fieracavalli 2017 ha dimostrato l’ottimo stato di salute del nostro movimento sportivo. Inoltre la Fiera di Verona è all’altezza delle aspettative, coma ha dimostrato anche la 119esima edizione. L’appuntamento è molto apprezzato dai nostri appassionati. Il 2018 segnerà un grande e importantissimo traguardo per Verona Fiere: dovremo aspettarci delle sorprese, ma ne parleremo a breve dopo che sarà definitivamente archiviata anche per gli addetti ai lavori l’edizione di quest’anno. La Fise e la dirigenza della Fiera lavorano a un progetto molto ambizioso.

D. Critiche a Fieracavalli provenienti dal pubblico: si torni a pensare ai cavalli e non ai panini. Il senso è: la Fiera sta diventando più un bancomat di settore, agli espositori è chiesto un «dazio» elevato, al pubblico l’entrata costa cara, e dentro le spese sono alte anche per mangiare; mentre, alla fine, i cavalli sono pochi, ed è tutto incentrato sullo «spettacolo». Questo mi è stato riferito da molti che ho ascoltato per le strade della Fiera in quei giorni. Non hanno tutti i torti. Come risponde?
R. La Fise in realtà non è direttamente coinvolta in questa fase degli aspetti organizzativi. Ritengo pertanto che a questa domanda possa rispondere la Fiera. Ritengo altresì che Fieracavalli sia ormai diventata una delle fiere più importanti al mondo, per l’offerta che propone. Ogni anno unisce in una sola settimana tutto ciò che ruota intorno al mondo del cavallo. Bisognerebbe verificare quello che succede in appuntamenti analoghi in altre nazioni, come Francia per Equita Lyon o Germania per Equitana. Non credo ci si discosti molto, anzi. Inoltre le presenze dimostrano che gli appassionati non disertano l’appuntamento.

D. Recente insediamento nella presidenza e, nel programma, un bel cambio di marcia: quale? Quali i problemi trovati irrisolti? Quale le prime azioni già compiute? Come si distinguerà il suo mandato?
R. Sicuramente un bel cambio di marcia per rendere la federazione molto più «smart» e utile a produrre servizi a tutti i tesserati. La Federazione è uscita da una gestione commissariale ma sta procedendo a passo veloce verso una definitiva ripresa. Non posso dire di aver trovato particolari criticità, se non il fatto di dover ottemperare al piano di risanamento. È certamente una difficoltà, perché siamo costretti ad accantonare annualmente delle risorse che avremmo potuto investire diversamente, ma dobbiamo seguire le indicazioni del CONI. Ciò non vuol dire che siamo particolarmente limitati nelle diverse iniziative. La nostra è una federazione florida. Siamo riusciti, infatti, ad abbattere la pressione relativa alle tasse federali sugli istruttori, sui tesserati che portano medaglie con i loro sacrifici sportivi e attraverso la riduzione delle tasse di sponsorizzazione. Stiamo lavorando al progetto delle affiliazioni, che partirà dal 2018, consentendo un abbattimento dei costi, necessario per dare respiro a chi deve occuparsi della base. Dovrebbero essere altri a giudicare, però se dovessi dire per cosa si distinguerà il mio mandato, direi certamente per aver dato vita a una federazione che sta vicino al tesserato e pronta a gestire l’ente a due velocità, stando attenta alle esigenze della base, ma anche a quelle dello sport di vertice.

D. Lo sport, tra i primi quello equestre, riveste un ruolo educativo particolare nei confronti dei giovani. Cosa fate per la formazione e l’educazione?
R. Lo sport in genere ricopre un ruolo educativo, il nostro credo abbia in questo senso un valore aggiunto, perché si pratica con un altro essere vivente: l’atleta cavallo. Stiamo lavorando al progetto di formazione e con grande attenzione a quella dei nostri educatori di base, ovvero coloro che hanno a che fare con i bambini. Attraverso il Progetto Pony Fan Club i nostri tecnici federali stanno girando l’Italia, per spiegare l’iniziativa della federazione, volta sì a incrementare i numeri attraverso la pratica dei giochi pony, ma volta anche e soprattutto all’impiego di una nuova metodologia di insegnamento. L’equitazione in quanto sport deve necessariamente modernizzarsi e adeguarsi alle esigenze dei giovani. È inutile girarci intorno. I nostri istruttori sono dei veri educatori e devono cooperare con i genitori e, perché no, anche con la scuola per la crescita dei giovani.

D. I tesserati che non praticano agonismo di vertice, ossia gli amatori, sono il 93,22 per cento e sono loro che fanno vivere tutta la federazione, ma le risorse finanziarie e tecniche dei dipartimenti è speso per servire la minima percentuale di patentati che gareggiano ad alto livello internazionale. Da una parte ciò è congruo, per dare visibilità al professionismo e al settore equestre, dall’altra è incompatibile con il senso della rappresentanza tout court. Quali misure prenderà?
R. È evidente che il ruolo principale di una federazione è quello di vincere medaglie. Delegati a questo compito, è chiaro, sono le prime squadre del nostro sport. Le vittorie sono molto utili per dare visibilità al nostro sport, basti pensare che grazie a queste siamo nuovamente presenti nelle testate giornalistiche che contano. Più media si interessano di noi. Abbiamo creato una grande base di amatori, ma non solo, basti pensare a quanti oggi tengono il cavallo a casa, nelle campagne. Il cavallo attira e avvicina tanta gente al nostro sport. È proprio grazie al fatto che la stampa ci conferisce più attenzione che la crescita del nostro sport può essere registrata anche a livello di base. Abbiamo restituito l’importanza che meritano, per esempio, a manifestazioni come le Ponyadi o Ponylandia, interamente dedicate al mondo dei giovani che sostengono il nostro sport attraverso la passione e il sacrificio. Le medaglie servono sia per assolvere alla nostra missione sportiva sia per dare più visibilità al nostro sport.

D. Come la federazione tutela le istanze delle varie categorie rappresentate?
R. La nostra è una federazione molto attenta alle esigenze dei propri tesserati. Attraverso i nostri dipartimenti dialoghiamo con i vari ministeri interessati, mi riferisco alle problematiche dei trasporti dei cavalli, della salute etc. Proprio in questi mesi stiamo lavorando a stretto contatto con il ministero della Salute per le vicende che riguardano il trasporto dei cavalli e il famoso modello 4. Sono state cambiate le regole, nell’era della digitalizzazione, i nostri dipartimenti sono a lavoro per trovare le migliori soluzioni con le varie istituzioni e poi comunicare direttamente con i tesserati.

D. Firmato l’accordo con l’Istituto per il Credito sportivo e l’iniziativa «Top of the sport». Di cosa si tratta, nello specifico?
R. Si tratta di una nuova grande opportunità di sviluppo per gli sport equestri. La nostra è stata la prima federazione a stipulare l’accordo con l’ICS dopo la presentazione alla Giunta nazionale del CONI. Si tratta di un’iniziativa che garantisce, per i prossimi tre anni, a tutte le associazioni affiliate la possibilità di usufruire di finanziamenti denominati «mutui light» della durata massima di 7 anni per un credito erogato dalla banca dello sport da 10 mila a 60 mila euro. Tutti gli affiliati potranno fare richiesta attraverso una procedura istruttoria semplificata e con la sola garanzia nella misura dell’80 per cento concessa da parte del Fondo di garanzia, fondo dello Stato in gestione al Credito sportivo. L’Istituto del credito sportivo si è impegnato a garantire finanziamenti per un importo massimo di 3 milioni di euro anche per investimenti in centri federali, impianti di preparazione olimpica e attrezzature top. Credo sia un’opportunità volta alla crescita che il nostro mondo non può farsi sfuggire.

D. È prossima l’assemblea generale della FEI, Fédération Equestre Internationale. In che modo la Fise è considerata, e quali gli argomenti che porterete alla platea internazionale?
R. Cesare Croce è il nostro rappresentante per i rapporti internazionali, quindi non solo per la FEI, ma anche per la EEF (Federazione Equestre Europea). Croce, già presidente della Fise per ben tre quadrienni, è la persona più adatta a ricoprire questo incarico, per la competenza, il carisma e la grande considerazione a livello internazionale. In FEI ha ricoperto per diversi anni anche il ruolo di presidente del Gruppo I, ovvero in rappresentanza delle maggiori federazioni d’Europa. Credo che questo basti per capire che a livello internazionale la Fise ha grandi interlocutori ed è quindi tenuta in grande considerazione. Alla prossima assemblea sono tante le argomentazioni poste dalla FEI sul tavolo di lavoro, dalle prossime Olimpiadi di Tokyo ai regolamenti delle varie discipline. L’Italia sarà in grado come sempre di dire la sua.

D. Come si distingue l’Italia nel contesto equestre?
R. Negli ultimi anni l’Italia è ritornata grande e, per via delle ottime prestazioni dei nostri atleti oggi, è una delle nazioni da battere. I nostri cavalieri sono tra i più temuti quando entrano in campo nelle gare più prestigiose. Basti pensare che mai prima d’ora un italiano ha mai raggiunto le posizioni apicali di Lorenzo De Luca, che quest’anno è stato secondo al mondo, e che proprio quest’anno disputerà la Top Ten di Ginevra (mai successo per un italiano), riservata ai migliori dieci cavalieri del mondo. De Luca e Alberto Zorzi occupano la seconda e quarta posizione del ranking del Global Champions Tour, la formula uno del salto ostacoli mondiale. È vero, il salto è la nostra disciplina principe ma abbiamo medagliati e grandi campioni anche nel dressage, con Valentina Truppa, nel volteggio, con Anna Cavallaro, nel reining, con una squadra campione d’Europa nel 2015 o con Giovanni Masi, campione europeo 2015. Insomma, il nostro è un movimento in grande crescita e i nostri atleti si fanno rispettare.

D. La Fise prende parte, insieme al CONI e Roma Capitale, al progetto di rilancio e valorizzazione di Piazza di Siena. Qual è il progetto, quali le aspettative, quali i costi, quale il vostro impegno?
R. È un progetto davvero importante per la nostra federazione, per gli sport equestri, per la città e per lo sport in generale. Abbiamo stretto un accordo che ci lega al CONI nell’organizzazione del concorso praticamente per otto anni. Abbiamo il dovere di far brillare questo evento sportivo. È questo il nostro obiettivo. Sarà la nuova era di Piazza di Siena che, insieme a Villa Borghese, per la Federazione Italiana Sport Equestri è come una seconda casa. È per questo che partecipiamo con grande passione ed entusiasmo al progetto di rilancio e valorizzazione del sito, sede del tradizionale concorso ippico capitolino. Poter contribuire al ritorno del manto erboso nell’ovale romano è per noi un motivo di grande soddisfazione. Questo magico luogo, nel pieno centro di Roma, è stato testimone della storia del nostro splendido sport. Proprio per questo abbiamo, anche noi, il dovere di prendercene cura. Abbiamo subito affrontato i costi di riqualifica e di sgombero della sabbia, adesso insieme al CONI e soprattutto con le maestranze del Comitato Olimpico partirà il progetto di piantumazione dell’erba.

D. 610 mila ettari di territorio agricolo destinati all’equitazione, il settore vitivinicolo ne occupa 770 mila: l’equitazione è una forma di economia sostenibile «poco conosciuta». Ogni cavallo genera un indotto annuo che va da 30 a 45 mila euro e l’equiturismo coinvolge 100 mila appassionati e vale 900 milioni di euro. In che modo la Fise, ed il settore, si occupano di sostenibilità?
R. Credo che il cavallo faccia da solo sostenibilità. Abbiamo un indotto che è sconosciuto ai più. Basti pensare a chi ferra i cavalli, a chi coltiva il fieno, a chi produce mangime. Tutte attività che si ricollegano al nostro mondo. Il turismo equestre è senz’altro una delle attività che bisogna «cavalcare». Abbiamo presentato il programma del nostro nuovo dipartimento Equitazione di campagna. Attraverso questa disciplina, forse la più praticata, anche al di fuori della nostra federazione riusciremo a dare ulteriore visibilità al nostro sport e lo faremo facendo capire che andare a cavallo non vuol dire solo saltare o fare lezione in maneggio, ma può voler dire ammirare le bellezze architettonico-culturali e naturalistiche ad altezza di sella. In questo l’Italia non ha nulla da invidiare a nessuno.

D. Marco Di Paola: mi parla di lei?
R. Ho iniziato a montare da bambino con Adriano Capuzzo al Pony Club Roma. Ho svolto la carriera agonistica da Junior e Young Rider sotto la guida anche di Duccio Bartalucci e ho fatto i ritiri federali ai Pratoni del Vivaro con il colonnello Raimondo d’Inzeo. Sono stato ufficiale dei Carabinieri a cavallo nel Gruppo Sportivo. Sono avvocato, e gestisco un gruppo di aziende che opera nella filiera dell’edilizia. Sono comproprietario del glorioso Pony Club Roma, comproprietario del circolo Asperteam che ho anche costruito a Roma, cavaliere amatore e proprietario con un team di amici di una scuderia di cavalli di prima squadra di salto ostacoli, affidata a Luca Marziani. Ho deciso di candidarmi alla guida della Fise perché i grandi maestri che ho avuto mi hanno trasmesso l’enorme passione per lo sport equestre. Ho deciso di dedicarmi alla crescita del nostro sport e alla costruzione di una federazione moderna e al passo con i tempi: vorrei dimostrare che siamo un movimento di gente operosa, valida, onestà e in grado di allevare, far crescere e affermare cavalieri e cavalli italiani ai massimi livelli internazionali. (ROMINA CIUFFA)

GALLERY (photocredit ROMINA CIUFFA)

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