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SUL PEZZO

IL BLUFF DELL’AMORE

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IL BLUFF DELL’AMORE. Questo blog è sull’amore patologico, di conseguenza tratta temi complessi e difficili che toccano il cuore e il cervello pensante di ognuno di noi. Non c’è chi nel mondo non abbia vissuto anche solo un attimo una patologia in amore. La differenza fra amore patologico e amore non patologico sta nel senso di angoscia che si porta dentro continuamente, come fosse una zavorra che necessariamente deve stare sulla mongolfiera perché questa non si allontani troppo. Chi lo prova se per certo che, se mollasse quella zavorra, potrebbe volare e cogliere destinazioni infinite, ma non vuole. Vuole stare a guardare il solito panorama, anche se desertico o allagato, anche se non più dolce come un tempo, pur sempre la sua comfort zone che fa sì che tutto sia collocato a formare il puzzle che adesso ha in mente. Sa, però, che appena superato l’angolo potrebbe esserci un Nuovo Mondo, altrettanto difficile ma probabilmente migliore quantomeno per l’essere nuovo. Sa che questo di adesso è un bluff d’amore, ma non riesce ad andare oltre, non riesce a fare il salto, non riesce a lanciare la zavorra.

L’amore è sempre stato concetto complicato, capirlo o non capirlo è irrilevante perché prima o poi (comprensivi o meno) ci passano tutti, anche i più chiusi. L’amore è per tutto, per le cose, per gli animali, per le persone, e prende sempre delle forme differenti, spesso sbagliate, attraverso le quali guardare la vita. Consiste, infatti, nel filtro che mostra tutto dalla sua prospettiva, spesso una mascherina sugli occhi che chiude il senso della vita all’interno di un piccolo spazio che si suole ritenere gigante ma che, invece, è semplicemente minuscolo. Vero è che l’amore fa scalare le vette, fa vedere lontano, aiuta, ma tutto questo al costo di non riuscire più a determinare la vera essenza del sé.

C’è chi, però, preferisce il sé all’altro, in tal caso sarà più facile per lui mollare la presa o rimanere da solo per la maggior parte del tempo. Si chiama a volte amor proprio, altre egoismo, altre attitudine. Non è né giusto né sbagliato. C’è poi chi, da una prospettiva a 180 gradi rispetto all’altro, si determina nel completo opposto, così non sa stare solo e vive per stare con l’altro, purché l’altro ci sia, con gli altri qualunque, si chiude in storie d’amore impossibili, soffre, non sa gestire la propria vita nel senso di completarla con se stesso. Solo dopo tale completamento, infatti, sarà possibile accedere all’altro senza gravi ripercussioni,

Le altre gradazioni d’amore si collocano tra lo 0 e il 180 e tra il 180 e il 360, in punti differenti del globo psicologico che li rende più o meno dipendenti dall’amore o dalla solitudine. La solitudine non necessariamente è il contrario dell’amore, spesso lo completa. In tutti quei gradi nei quali il sé si espleta tra star solo e dipendere dall’altro, l’individuo geme. L’amore è stupendo, questo è vero, ma non lo è se si intende per amore una scelta obbligata, se si definisce zitella o scapolone chi non lo sceglie o non ne è scelto, se si legge con un’accezione negativa la posizione del solitario. Ciò che ci incatena è proprio il dramma sociale, la convenzione che vuole che tutti gli esseri umani in ogni parte del mondo (o quasi) siano assoggettati a un pensiero qualunque, già registrato come unico pensiero corretto, quello che definisce necessario l’accoppiamento, che sostiene che l’individuo debba riprodursi all’interno di una coppia, in caso contrario sarà giudicato, rigettato, in alcuni luoghi anche giustiziato. L’amore deve saper fare il lavoro che è chiamato a fare, non altro, non sostituirsi ai giudizi, non incamerare sofferenza, ma non segue le regole, non collabora: è un pessimo aiutante. Per questo, prima di lasciarsi interamente comandare da lui è necessario imparare a vivere la solitudine da tutto, quella che si esprime solo dentro di sé e fa chiudere gli occhi serenamente, senza l’angoscia del vivere. Solo in seguito l’amore potrà dare i frutti sperati, quando ci si accorga che esso non solo non è necessario, ma non è nemmeno totalmente buono, e che se ne può fare a meno. Allora, potrà non farsene a meno.

Così, in questa puntata sull’amore patologico invito chi ama a comprendere l’apporto dell’amore nella propria vita e a cercare di spostarlo dai 360 gradi e dai 180 su tutti gli altri gradi del cerchio, perché possa lasciare spazio alle altre attitudini e non soffocare completamente chi lo prova. Chi lo prova, allora, potrà finalmente rendersi da esso indipendente e, da allora, potrà definire l’amore un compagno solerte ed attento, non una piaga dalla quale dipendere e all’assenza della quale sentirsi persi in un mondo che gestisce l’amore e lo quota in Borsa. E in Borsa, più che altrove, è fondamentale non cadere nel bluff.

Romina Ciuffa, 23 aprile 2025

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