DIVORZIO: LE FANTA-NOZZE, UN GIOCO DA TAVOLO

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IL FANTA-NOZZE DELLA LEGGE SUL DIVORZIO. L’amore eterno esiste? Non se esiste il divorzio: esso legittima più amori e rende la vita più facile. L’amore finisce anche solo perché Darwin lo ha ritenuto il meccanismo di selezione della specie atto alla riproduzione. Ci piace dire che l’amore è eterno perché abbiamo paura della solitudine, di morire da soli, anche di vivere da soli. Fare i figli in realtà prescinde totalmente dall’unione, è possibile procreare anche senza conoscersi, come fanno gli animali o con l’aiuto della scienza. Tutto questo è, oggi, largamente ammesso nel mondo occidentale. Se, prima, al matrimonio poteva succedere solo il matrimonio, giacché il divorzio non era consentito, in Italia le istanze sociali si andarono rispecchiando nei loro rappresentanti attraverso l’asserzione dello stesso legislatore che, prendendo atto dei limiti della coniugalità, nel 1970 scrive la legge n. 898 (anche detta Fortuna-Baslini) contenente la disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio, riconfermata dai risultati del referendum abrogativo del 1974 facendo crollare, così, uno dei più grandi capisaldi della concezione di famiglia italiana, oramai appannaggio della sola Chiesa: l’eternità delle nozze. Sono crollati con esso anche i sensi di colpa? I tempi moderni hanno accolto, in tutto il mondo, l’idea di un’unione non eterna, che possa essere sciolta proprio come la si è creata. Solamente due Paesi nel mondo occidentale ora non consentono di divorziare: Città del Vaticano, per le ragioni che non è necessario esporre, e le Filippine, nelle quali il percorso verso una legge divorzista è già iniziato.

In via generale, i matrimoni eterni sono durati fino alla legge sul divorzio o fino a che i valori non sono cambiati? Ovvero: è stata l’istituzione del divorzio a far sì che i valori cambiassero rafforzando la volatilità dell’unione coniugale, o le nuove generazioni hanno portato a galla la già presente necessità di poter sciogliere il vincolo coniugale che, in quanto esistente, è stata vista e regolamentata? È nato prima l’uovo o la gallina? A ben vedere, la legge divorzista è stata invocata da molti, ma non da tutti (tanto che nel referendum abrogativo la vittoria dei divorzisti avvenne per un pugno di voti in più). In quegli anni, le coppie (quelle dei nostri nonni e dei nostri genitori) «erano abituate a non lasciarsi», si legavano saldamente e trovavano giocoforza soluzioni ai conflitti che, immancabilmente, si verificano in una relazione. Dopo la formalizzazione del divorzio (in Italia come altrove) si sono viste sempre più coppie sfaldarsi: ma quanto si sono sforzati i partner di mantenersi solidi insieme, cercando soluzioni?

Quanto si è pensato, prima di sposarsi, all’opportunità di farlo? Con l’arrivo del divorzio lampo – istituito in Italia nel 2015 per consentire di divorziare decorsi un anno dalla separazione, nel caso giudiziale, o sei mesi, nel caso consensuale – è risultato ancora più semplice lasciarsi, senza dover affrontare lungaggini che, nell’ambito della coppia, risultavano ostiche (una fra tutte, il tentativo di riconciliazione). Ciò ha, probabilmente, incentivato un vero e proprio «mercato delle coppie» – sul quale ben si riflettono i gossip dei famosi – in cui esse, unendosi e sfaldandosi, turnano e ruotano in un gioco di matrimoni e divorzi fra diversi soggetti in successione, portando alla luce anche il tema del mantenimento e della cura dei figli, dinamiche che sembrano corrispondere ad un gioco da tavolo, un «fanta-nozze».

Il matrimonio è diventato, così, «un» contratto tra i molti che possono stipularsi nel corso della vita; il primo, il più importante perché più ingenuo, può durare per un periodo iniziale corrispondente alle età di crescita dei figli avuti in comune; i successivi avranno una durata mutevole e potranno essere vari, anche forieri di ulteriori figli. Si veda, allora, come si è tornati alla funzione economica del matrimonio: come secoli fa, anche adesso l’essere umano è potenzialmente monogamo fintanto che uno dei due partner si occupa della famiglia e l’altro è protetto durante la gravidanza, lo svezzamento e la prima fase dell’educazione – ciò vale, mutatis mutandis, anche per le unioni omosessuali con i mezzi che hanno a disposizione per la genitorialità. Prevedendo la possibilità di interrompere il patto formale, si è scelto di dare uno stop formale all’amore formale: la scala che si è percorsa insieme porta, in questi casi, a un piano terra dove è possibile ricominciare, a una nuova era per entrambi.

Sembrerebbe di poter rispondere alla quaestio qui mossa – chi è nato prima – che l’istituto del divorzio ha costituito la richiesta di una società che già non accettava si disponesse solo in un senso del proprio diritto (liberi di unirsi sì, e allora perché non di separarsi?) perché sentiva, nelle proprie maglie, l’esigenza che la firma non fosse messa col sangue; nel contempo, proprio la possibilità di separarsi ha fatto non solo separare molti, ma anche sposare: infatti, sapendo di non dover più avere un tempo infinito matrimoniale, gli stessi matrimoni sono stati incentivati e così, come un gatto che si mangia la coda, la legge sul divorzio ha creato più matrimoni che hanno creato più divorzi. Postilla: parlare di valori qui non equivale a dire che matrimonio uguale valore positivo, divorzio uguale valore negativo. Un sistema valoriale completo include tanto l’unione quanto la fine dell’unione: con l’ammissione del divorzio si ottiene, pertanto, un sistema valoriale più ricco, che riflette le esigenze della società e, dunque, includendo il divorzio, lo ammette tra quelle.

Se, nonostante la possibilità di divorziare, la coppia non si sfalda, rimane unita – vuoi per assenza di gravi dissidi interni, vuoi per l’impegno di entrambi nel risolverli, vuoi per la paura di rimanere soli – ed arriva, così, alla vecchiaia, si sperimenterà una forza spesso più perentoria e incisiva di quell’amore romantico che si credeva abbandonato tanti anni prima, destinato a tornare proprio in veste di amor maturo e, a maggior ragione, amore anziano, libero dalle incertezze e dagli sgomenti giovanili. A un’età più avanzata, l’amore può ritrovarsi o riprovarsi anche per un’altra persona, mettendo in discussione la propria vita e avendo un nuovo approccio col sesso che, in effetti, non viene meno. Si invidiano, forse, i nonni che hanno saputo trascorrere l’intera vita insieme, spesso dandosi ad un partner unico: la loro pazienza, il senso della continuità, la consapevolezza, le certezze, la compagnia e l’essenza dell’altro, tutte virtù che accompagnano l’amore camaleontico, che muta forma e colore nel corso degli anni per adattarsi ai cambiamenti dei due partner, della famiglia, della vita, delle età. Non è poi così male stare insieme per sempre, ma non lo è nemmeno stare da soli.

Romina Ciuffa, 19 aprile 2025

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